Assemblea Antifascista BASSANO DEL GRAPPA (VI)

30 Maggio 2015

AL LAVORO COME IN GUERRA

Filed under: General,Salute e Territorio — Assemblea Antifascista di Bassano del Grappa (VI) @ 18:09

E’ questa la realtà del nostro paese, dove nel ventennio 1946-’66, si sono verificati 83mila morti e circa un milione di invalidi del lavoro, cioè il doppio dei menomati causati dalle due guerre mondiali, che furono mezzo milione.
Successivamente la media degli infortuni e delle malattie professionali è andata via via aumentando, arrivando a 1.650mila casi nel 1970. Poi, ancora un primato: il nostro paese nel decennio 1996-2005 è risultato quello con il più alto numero di morti sul lavoro e di lavoro in Europa. Attualmente ci sono circa 900mila invalidi e 150mila tra vedove e orfani che percepiscono una pensione.
Un tragico destino? No, la conseguenza di scelte di politica economica compiute dalle classi dominanti.
Le cifre impressionanti della guerra del lavoro sono dovute alla cultura neoliberista dell’individualismo sfrenato, del taglio ai vincoli e ai controlli, della deregolamentazione più selvaggia del mercato del lavoro, sostenuta dai governi, dai padroni, dai sindacati complici.
La Costituzione di questa Repubblica dice che bisogna garantire l’integrità fisica del lavoratore. Invece viene sempre prima l’organizzazione del lavoro per l’impresa, per il profitto. Infatti questo paese presenta da un lato milioni di disoccupati alla ricerca di una prima occupazione, mentre dall’altro un quinto del prodotto nazionale è dovuto all’attività di lavoro in nero; mentre mille persone ogni anno perdono la vita sul lavoro e più del doppio per una malattia professionale che non perdona.
Da una parte troviamo la stupefacente crescita del progresso tecnologico che moltiplica i beni della vita, mentre dall’altra vi è il cinismo del profitto come valore dominante, che corrode la stessa vita umana. Non è vero che il fine ultimo di questa società sia il progresso umano. Lo si dice, ma non è vero.

Per anni ci siamo ubriacati di nord-est, del modello produttivo veneto, alla cui base stava nient’altro che lo sfruttamento più adatto di risorse umane e ambientali. Poi, con la crisi, è finita la sbornia. Nuove frontiere offrono ai padroni nuove opportunità di sfruttamento, territori vergini per nuovi guadagni. E’ tempo di delocalizzare? basta scegliere l’area geografica e il materiale umano più opportuni, e poi, anche se non si delocalizza, basta agitare l’idea, come arma per un nuovo ennesimo ricatto.

E così le condizioni di lavoro peggiorano. Oggi capita con una certa frequenza di rimanere a casa in ferie (obbligatorie) o in cassa integrazione, gli straordinari e il lavoro festivo sono normalità, i salari sono da fame e lo spettro del licenziamento incombe su tutti, in particolare sui lavoratori più combattivi.
La manodopera in affitto cresce a dismisura, alimentando il mercato selvaggio della merce-uomo.
In questo scontro di civiltà, tra capitale e lavoro, vince il peggio, cioè il profitto.

Le piccole imprese si ritengono al di fuori della legge e suppongono di non dover rispondere ad alcuna autorità, nè all’opinione pubblica in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle loro attività.
Dichiarano di aver bisogno di gente elastica, disponibile sempre. I sindacati non li vogliono e i controlli nemmeno. Sono l’espressione compiuta della specializzazione flessibile e sopperiscono, così, alla crisi di medie e grandi aziende. Il loro valore aggiunto sta nel fatto di diventare ancor più flessibili. Infatti nelle piccole realtà è ancor più facile eludere i controlli, già di per sè inesistenti. Propongono ai lavoratori la precarietà necessaria, massimizzando i ricavi e contenendo il più possibile i costi.
Le tragedie sul lavoro sono per loro banali e fortuiti incidenti che, non di rado, rivelano altrettanto tragici effetti collaterali su ambiente e risorse, come terra, aria ed acqua. I tumori dell’operaio sono anche malattie incurabili per l’ambiente.

L’edilizia, la chimica, la cantieristica, ma anche i settori metalmeccanico, la stessa ceramica sono stati impestati per decenni di ogni genere di veleni industriali. Poi l’amianto o il cromo esavalente hanno presentato il conto, che sarà pagato chissà quando e con la morte di chissà quanti tra lavoratori e popolazione.
Parlare di “giustizia”, dopo la sequela di assoluzioni di questo periodo (ThyssenKrupp, Marlane, Enel, Eternit…), può sembrare ridicolo, ma è rivelatore del grado di barbarie di questa società, in cui la salute, l’istruzione, la giustizia e in generale tutti i diritti previsti dalla bella Costituzione Repubblicana sono solo quelli del padrone; per gli sfruttati non c’è pace, nè giustizia. Abbiamo capito ormai che tra il profitto, la ricchezza individuale e il benessere collettivo esiste una incompatibilità di fondo. E’ al cambiamento di questa priorità che dobbiamo puntare.

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Sabato 30 maggio 2015 – ore 17.00
presso il centro sociale del quartiere Margnan
via D’Aviano (angolo via S.Caterina)
Bassano del Grappa

Presentazione del libro “La fabbrica del panico” di Stefano Valenti (premio Campiello – opera prima – 2014).
Saranno presenti l’autore ed i lavoratori della Breda Fucine di Sesto S.Giovanni con il loro Comitato che racconteranno la loro storia di lavoro e per avere giustizia.
Dibattito pubblico

Dalle 20.00 cena collettiva (12 euro) con menu della tradizione veneta
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Assemblea Antifascista Bassanese
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