Ed eccoci ancora qui, a denunciare per l’ennesima volta le mille peripezie, i continui piccoli soprusi a cui è sottoposto chi in città cerchi di mettere in pratica un’idea di politica partecipativa, chi pensa che bisogni reagire ai bombardamenti mass-mediatici con la riflessione collettiva, chi cerchi di farsi megafono delle innumerevoli voci che non “bucano” l’informazione ufficiale, chi cerca di risvegliare lo spirito critico di questa assonnata cittadina di provincia.
Questo lo spirito che animava due attempati compagni i quali, di prima mattina, distribuivano a stupiti sbarbatelli di licei ed istituti tecnici, un volantino che invitava a partecipare ad una serata di contro-informazione sulla tanto vituperata Rivoluzione Bolivariana in Venezuela… ed ecco arrivare la “volante”, forniti i ducumenti, tutto sembrava finito lì. Dopo un mese arriva invece la comunicazione di una multa di 58€ a testa per aver violato l’art.21 comma 2 del regolamento di polizia urbana, che recita:
“È vietata la distribuzione a mano di materiale pubblicitario e volantini di qualsiasi natura sulle aree … antistanti a determinati luoghi pubblici quali scuole in occasione dell’entrata o uscita degli studenti,…fatte salve attività autorizzate o patrocinate da ente pubblico”.
Ed ecco che con quel “di qualsiasi natura”, una norma che giustamente dovrebbe limitare l’utilizzo pubblicitario dei luoghi pubblici diventa magicamente uno strumento per limitare la libertà politica e di espressione; anzi, specifica che queste libertà sono prerogative di chi è espressamente appoggiato da un ente pubblico. Niente male per un regolamento che altrove tratta di spurgo di pozzi neri, di deiezioni sulla pubblica via o di mutande stese ad asciugare sui balconi! Evidentemente la considerazione dei nostri diritti da parte dei nostri amministratori è molto bassa.
Crediamo comunque che questa limitazione delle libertà politiche da parte di un’amministrazione locale non sia casuale per almeno due motivi.
Il primo, e più generale, è che i diritti che non vengono costantemente “utilizzati” e fatti valere nella pratica vengono in un modo o nell’altro azzerati: nessuno si sarebbe azzardato di vietare un volantinaggio a carattere politico davanti ad una scuola 30 o 40 anni fa.
Il secondo è la strisciante deriva autoritaria che attraverso mille percorsi sta lentamente ma costantemente erodendo le nostre libertà fondamentali; uno di questi percorsi è stato la riforma degli enti locali, sbandierata come razionalizzazione delle funzioni pubbliche, in realtà nata per depotenziare la spinta centrifuga della Lega, dando il classico “contentino”. E in effetti le amministrazioni leghiste hanno fatto ampio uso delle nuove opportunità per vessare in ogni modo la popolazione immigrata. Ma questo aumento di potere non fa certo schifo neanche alle amministrazioni di “sinistra”, come quella bassanese, che nelle promesse elettorali parla di inclusività, di partecipazione popolare alle scelte politiche e di gestione partecipativa del patrimonio pubblico ma nei fatti emana un regolamento che ostacola il diritto di pubblicizzare un’iniziativa politica non patrocinata da ente pubblico, cioè sostanzialmente da loro stessi.
E, a conti fatti, questo aumento dell’autonomia locale rafforza l’azione repressiva del potere centrale, andando a delegare alle autorità locali la limitazione dei diritti che il vietare tout court con una legge nazionale potrebbe essere facilmente denunciato come autoritarismo: molto meglio vietare dove ce n’è il bisogno, e far credere di avere diritti a chi invece non li esercita. Questo è senz’altro anche uno dei motivi per cui la Costituzione è da anni ormai costantemente sotto attacco. Dietro la solita foglia di fico della “razionalizzazione” c’è il rifiuto di assoggettare il potere politico a dei principi di carattere generale. Soprattutto se questi principi sono quelli nati dalla lotta di liberazione dal nazi-fascismo, in cui determinante fu l’apporto delle forze comuniste e socialiste. Oggi, non esistendo più una forza organizzata espressione dei lavoratori, la Costituzione rappresenta l’ultimo ostacolo al dilagare del neo-liberismo, abbattuto il quale, da un lato la dittatura del Capitale sarebbe legittimata de iure, allontanando ulteriormente qualsiasi speranza di emancipazione; dall’altro la “casta” politica potrebbe nuovamente perpetrare se stessa come cane da guardia dei grossi potentati economici e di un’organizzazione della società se possibile ancor più clientelare. Questa la posta in gioco nel prossimo referendum istituzionale. Una posta dal valore principalmente simbolico, dato che la maggior parte dei dettami costituzionali è rimasta finora lettera morta, ma non per questo meno importante.